Bucarest come Berlino. Piata Constitutiei come la Porta di Brandeburgo. I trattoristi rumeni si prenderanno a partire da oggi e per tre giorni il centro della capitale rumena dopo i primi blocchi ai varchi di frontiera tra Romania e Ucraina dei giorni scorsi. Una decisione adottata dal sindaco indipendente di Bucarest Nicusor Dan che ha voluto tendere la mano agli agricoltori. Un approccio conciliante in linea con quello seguito dal governo guidato da Marcel Ciolacu dei populisti del Partito Social Democratico (Psd).

I SOCIALDEMOCRATICI rumeni sembrano disposti a tutto pur di non cadere in disgrazia con l’elettorato rurale prima delle elezioni europee e delle parlamentari previste entro la fine del 2024. Il Psd si dovrà ben guardare alle urne dai sovranisti di destra dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur) di George Simion. L’Aur è in ascesa dopo le parlamentari del 2020 in cui ha ottenuto il 9% delle preferenze. Nel caso in cui il grano ucraino transitante nei paesi Ue continui ad essere troppo ed eccessivamente a buon mercato il malcontento degli agricoltori in Romania potrebbe prendere una piega fortemente anti-ucraina. Una situazione che favorirebbe Simion e i suoi a ridosso delle votazioni.

«Ne abbiamo parlato sia con i coltivatori piccoli che con le grandi sigle agricole. Dal mio punto di vista è evidente che le proteste sono giustificate», ha dichiarato giovedì scorso Ciolacu. In tale occasione il governo rumeno ha messo sul piatto senza indugi diversi aiuti all’agricoltura (cento euro per ettaro). Una misura che dovrebbe costare alle casse dello Stato rumeno circa 250 milioni di euro. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa rumena Agerpres, Bucarest avrebbe anche annunciato di voler rinviare il termine per la restituzione dei prestiti concessi agli agricoltori più colpiti dalla siccità lo scorso anno, in particolare tra i coltivatori di colza. L’esecutivo guidato da Ciolacu ha anche promesso di semplificare le procedure per la registrazione e la revisione periodica di trattori e altri mezzi agricoli.

INTANTO I CONTADINI in agitazione continuano a non voler mollare la presa al confine con l’Ucraina. Sbloccato un valico se ne blocca un altro. Quello di Siret era rimasto fermo per tre giorni fino a mercoledì. Il giorno dopo è toccato a quello di Halmeu situato più ad ovest del Paese. E lì che i coltivatori chiedono uno stop duro all’importazione di grano ucraino. Unica concessione ad Halmeu una corsia messa a disposizione per le emergenze.

Ma allora perché le proteste del settore vanno avanti in Romania nonostante le concessioni annunciate dal governo locale? Per Volodymyr Balin, responsabile di un’organizzazione di autotrasportatori ucraini, intervistato dalla redazione ucraina di Rfi, ci sarebbe lo zampino dei partiti filo-russi. Più probabile invece che le iniziative annunciate dal governo non soddisfino in pieno i postulati degli agricoltori.

Mercoledì prossimo è prevista una manifestazione degli agricoltori a Bruxelles, arriveranno da più parti d’Europa, mentre i trattori polacchi hanno annunciato blocchi nel voivodato della Podlachia, situato nel profondo Nordest della Polonia. Nel frattempo i blocchi delle ultime settimane in tutti i paesi che confinano con l’Ucraina, dagli autotrasportatori polacchi e slovacchi, passando per i trattoristi tedeschi e rumeni, sembrano destinati a riprendere a intermittenza nelle prossime settimane. E potrebbero portare con sé una nuova ondata di ucrainofobia in questa parte d’Europa.